Metaverso
Foto: Metaverso / Pixabay

Sebbene chatbot e modelli di intelligenza artificiale (IA) abbiano stupito il mondo con una serie di funzionalità inedite sui nostri schermi, ciò che abbiamo visto finora rappresenta solo l’inizio. Nel 2024, i modelli che oggi conosciamo e che spesso deridiamo per i loro errori grossolani, compiranno un balzo in avanti spettacolare, raggiungendo livelli di precisione difficilmente immaginabili, persino per gli esperti del settore. Mentre la legge di Gordon Moore prevede il raddoppio dei transistor e, di conseguenza, della potenza di calcolo dei chip ogni 18 mesi, negli ultimi mesi si è scoperto che i modelli di IA necessitano di una potenza di calcolo che cresce di oltre tre volte nel giro di poco tempo.

Quali settori saranno rivoluzionati?

Finora, lo sviluppo e il miglioramento di questi modelli sono stati fortemente limitati dalla potenza di calcolo fornita loro, che continua a crescere esponenzialmente. Solo i colossi che possono contare su ingenti risorse finanziarie e infrastrutturali, come Google, Microsoft e OpenAI, hanno potuto permettersi di allenare modelli di IA su dataset di grandi dimensioni e di conseguenza raggiungere risultati notevoli. Secondo Stefania Costantin, docente Univaq, inserita nella mappa 500 italiani e italiane che contano nell’Intelligenza artificiale, l’AI sarà in grado di rivoluzionare i servizi, le città e la sanità.

In linea generale è ormai assodato che l’intelligenza artificiale (IA) avrà un impatto significativo su tutti i settori e, in alcuni casi, potrebbe rendere l’utilizzo di personale meno conveniente, con il rischio di una riduzione di posti di lavoro. Ma se l’IA rappresenta uno strumento che, da un lato, eliminerà i lavori a basso valore aggiunto, automatizzando compiti ripetitivi e manuali, dall’altro lato creerà nuove opportunità lavorative in settori ad alto valore aggiunto, richiedendo competenze specialistiche e creative.

Le nuove figure che potrebbero nascere

Ci sarà quindi necessità di personale esperto in materia di intelligenza artificiale, professionisti di vario genere in grado di gestire e governare questa tecnologia che, a detta di molti, se non tenuta negli adeguati confini potrebbe prendere la mano ed espandersi a macchia d’olio.

  • Esperti di IA: saranno responsabili dello sviluppo, della manutenzione e dell’implementazione di sistemi di IA.
  • Data scientist: analizzeranno grandi volumi di dati per estrarre informazioni utili e per migliorare le prestazioni dei sistemi di IA.
  • Ingegneri di robotica: progetteranno e costruiranno robot collaborativi in grado di lavorare a fianco degli esseri umani.
  • Specialisti di etica dell’IA: si occuperanno di questioni etiche e sociali legate all’utilizzo dell’IA.

L’importanza di formare nuovi professionisti dell’IA

In sostanza, l’AI andrà a generare nuove necessità che potranno essere evase sempre grazie alla sua tecnologia e al suo modo di formare nuove competenze: già oggi l’intelligenza artificiale viene ampiamente utilizzata per la formazione anche in ambiti tecnici molto delicati, come nel caso di chi vuole imparare il mondo del trading online parlando di finanza, o di chi si forma su discipline scientifiche.

Si potrebbe quindi immaginare che l’intelligenza artificiale non sostituirà in toto il lavoro umano, ma lo ridefinirà partendo dal presupposto che il futuro del lavoro richiederà una maggiore flessibilità, adattabilità e capacità di apprendimento continuo. Le persone dovranno sviluppare competenze complementari all’IA, come la creatività, il pensiero critico e la risoluzione dei problemi. E la chiave per sfruttare al meglio l’IA sarà proprio quella di investire, come sempre, nella formazione e nello sviluppo creando una nuova generazione di professionisti specializzati e abilitati a gestire questa nuova tecnologia, che promette un futuro roseo e che, al contempo, spaventa e minaccia.